La sentenza in rassegna si occupa di risolvere la spinosa questione del rimborso delle spese legali (ovvero di altre voci di spesa per assistenza e consulenza) sostenute dal danneggiato in caso di danni da circolazione stradale risoltasi mediante accordo tra la parte e l’impresa di assicurazione.

In particolare, l’art. 9 del D.P.R. n. 254/2006, “Assistenza tecnica e informativa ai danneggiati”, al comma secondo prevede che “nel caso in cui la somma offerta dall’impresa di assicurazione sia accettata dal danneggiato, sugli importi corrisposti non sono dovuti compensi per la consulenza o assistenza professionale di cui si sia avvalso il danneggiato diversa da quella medico-legale per i danni alla persona.”.

            Orbene, in siffatti compensi esclusi, sic et simpliciter, dal risarcimento dovuto al danneggiato, sono ricomprese le spese stragiudiziali di consulenza legale sopportate dall’interessato.

La Corte di Cassazione, nella sentenza in epigrafe, ha evidenziato come il nostro ordinamento riconosca pacificamente la risarcibilità delle spese legali stragiudiziali sostenute dalla parte interessata, purché non siano eccessive o superflue come disposto, in via generale, dall’art. 92, I° co., c.p.c..

Pertanto una norma regolamentare che escluda a priori tale voce di danno mal si concilia con gli artt. 3 e 24 della Costituzione e dunque – stante l’inammissibilità di un ricorso alla Consulta per mancanza di forza di legge della disposizione in questione – è da ritenersi nulla, ben potendo il giudice ordinario disapplicare gli atti privi di forza di legge contrari alla Carta costituzionale.

In conclusione, il danneggiato che accetti una proposta di risarcimento da parte dell’impresa di assicurazione, ben potrà richiederle altre voci di spesa per consulenza e/o assistenza professionale, all’infuori di quella medica ed ivi compresa quella del legale per attività stragiudiziale, purché rivesta i caratteri della necessità e non superfluità.